Anno nuovo, luci ed ombre

Non vorrei sembrare troppo pessimista, ma ho l'impressione che l'Università italiana sia prossima al collasso. Facendo un paragone strutturale, sento preoccupanti scricchiolii e vedo aste che saltano, aumentando lo stato tensionale in quelle che ancora reggono ed innescando così un processo di cedimenti a catena che rischia di portare in breve tempo ad un crollo definitivo.
Oggi è stata approvata al Senato la famosa "riforma Moratti", con un testo ulteriormente modificato e ancora non pienamente reso pubblico. Rispetto il desiderio di imporre le proprie scelte ideologiche, desiderio legittimo se sostenuto dalla convinzione di fare il bene della società. Ma in questa riforma io vedo soprattutto due aspetti, entrambi negativi e pericolosi.
Innanzitutto il privilegiare un privato che poi in realtà privato non è, ma è solo un modo per sottomettere l'Università alla volontà politica. Penso ad Enna, con la sua nuova Università, "privata" ma pagata con soldi pubblici, gestita non con obiettivi economici e qualitativi (come la valorizzazione delle risorse, il miglioramento dell'efficienza, ecc.), ma semplicemente per sfruttare la parola "privato" per motivi clientelari, senza dover rispondere a nessuno.
In secondo luogo, il porre alla base di tutto il risparmio, con la scusa della cattiva situazione economica. Eppure, paesi del terzo mondo molto meno ricchi del nostro sono consapevoli dell'importanza della cultura e cercano di investire quel poco che possono nella creazione di tecnici intelligenti e pensanti.
Al di là della propaganda di parte, di destra o di sinistra, bisogna essere realisti: che futuro riserva la riforma ai giovani, che dovrebbero essere le nuove leve dell'Università? Anni e anni di sfruttamento sottopagato, borse di dottorato e di post-dottorato, contratti di insegnamento (per quattro soldi), ovviamente alternati a lunghi periodi di vuoto assoluto. Chi avrà la forza di intraprendere questa via, senza avere la possibilità di abbandonare la casa paterna e metter su famiglia, fino a quarant'anni e più (se si riesce a sopravvivere fino a diventare professori associati)? E i trentenni (ed oltre) che già da tanti anni vivono e lavorano precariamente all'Università, avranno il coraggio di resistere ancora, di fronte a queste prospettive?
A novembre 2004 avevo rinunciato alla supplenza che stavo tenendo alla facoltà di Architettura, sollevando questi problemi nella speranza smuovere in qualche modo i colleghi. Ho sentito, in verità, solo il sospiro di sollievo da parte degli amministratori della facoltà, che si sono di colpo trovati a disposizione il piccolo budget economico che ho lasciato libero rinunciando alla supplenza.

E, passando dai problemi nazionali a quelli locali, posso solo testimoniare che, pur in una situazione di così grave carenza di risorsa, la nostra cara facoltà di Ingegneria continua a lasciare spazio a chi fa il proprio interesse, fregandosene degli impegni presi e dell'interesse comune. Sono anni che cose del genere avvengono, e a giugno una ennesima prepotenza è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, suscitando una mia reazione più violenta di quanto avrei desiderato (e chiedo, sinceramente, scusa a tutti).

Come conseguenza, a giugno avevo deciso, per protesta, di lasciar perdere il corso di Tecnica delle costruzioni per Ingegneria edile-architettura e di prendere come compito didattico solo un Laboratorio di 60 ore (sempre nello stesso corso di laurea). Protesta condivisa da tutti i docenti di Tecnica delle costruzioni di Catania (tranne uno), che hanno deciso anche loro di non tenere corsi oltre il limite minimo imposto dalla legge. Protesta un po' dura, specie la mia, che ha suscitato le ire del preside ed il dispiacere di molti colleghi (anche se ovviamente c'è chi si è precipitato ad arraffare quello che veniva lasciato libero).

Venendo quindi ad oggi, il modulo "Tecnica 1" del corso, che si tiene nel primo semestre, è stato dato per contratto all'ing. Sebastiano Costa. E' una persona che non lavora con me, ma che conosco e stimo. Abbiamo avuto recentemente occasione di parlare del corso e sono sicuro che seguirà la linea didattica da me tenuta. In ogni caso, io sarò sempre a disposizione per spiegazioni e chiarimenti, sia relativi alla Tecnica delle costruzioni che a tutte le materie del mio settore o di settori affini, nell'ambito delle mie competenze. Renderò pubblici a breve i miei orari di ricevimento.

Per quanto riguarda "Tecnica 2", che si tiene nel secondo semestre, il Consiglio di facoltà non ha ancora deliberato. Si vedrà in seguito.